Valenzano è un Comune della Provincia di Bari (regione Puglia) con una popolazione di circa 18.458 abitanti (dati 2010). Situato a circa dieci chilometri da Bari in direzione sud- est, è conosciuto principalmente come sede di alcuni centri di ricerca scientifica, tra cui :
- il parco scientifico e tecnologico Tecnopolis ;
- l'Istituto Agronomico Mediterraneo ;
- il Centro Laser;
- la Facoltà di Veterinaria dell'ateneo barese .
Nei tempi recenti la città è stata anche riscoperta dal punto di vista turistico e culturale, per la valorizzazione della presenza di monumenti e costruzioni di valore storico, fra cui figura della Abbazia di Ognissanti di Cuti e delle tradizioni folkloristiche e popolari come la suggestiva processione dei Misteri durante i riti della Settimana Santa.
ORIGINI di VALENZANO
Sono quattro le principali ipotesi sull'origine del nome della città di Valenzano.
- Secondo un'ipotesi abbastanza accreditata il nome deriverebbe dal termine latino Valentianum, ovvero «proprietà di Valens», nome proprio latino diffuso nel Basso Impero.
- L'ipotesi riportata da Bonaventura da Lama, parlando dell'occupazione di Bari da parte dei Saraceni, attribuirebbe il nome Valenzano a quello del sopracitato fondatore greco del paese, il cui nome era, secondo lo storico, Valentiniano o Valenziano.
- Sempre Bonaventura riporta un'altra ipotesi, secondo la quale il nome del paese deriverebbe dalla sua favorevole posizione geografica. Al tempo della fondazione del borgo, il territorio sul quale sarebbe sorta Valenzano era infatti un'ampia campagna ben areata, adatta perciò agli infermi: in latino, «quia valet insanus». Da valet insanus sarebbe derivato il nome Valenzanum.
- Un'ultima ipotesi fa derivare il nome del borgo da vallis sana, ovvero «valle libera» (l'aggettivo sanus, infatti, ha il secondo significato di "libera") .
Lo stemma di Valenzano rappresenta un soldato che, secondo la leggenda, fu il fondatore del paese: il celebre Valente o Valentiniano o Valenzano. |
Valenzano nella Storia…
Nel territorio di Valenzano sono state ritrovati diversi insediamenti funerari risalenti al IV secolo a.C., che testimoniano come l'area fosse abitata da popolazioni peuceta. Originari dell'Illiria, sulla costa est dell'Adriatico meridionale, i Peucezi si stanziarono nel territorio della Puglia centrale e tennero contatti commerciali con le colonie della Magna Grecia, tra cui Taranto.
Dopo le guerre sannitiche, i romani assoggettarono la Puglia. L'attuale territorio di Valenzano fu probabilmente parte degli estesi latifondi che circondavano la città di Cælia (attuale Ceglie del Campo.
La definitiva fondazione dell'attuale paese viene collocata intorno all'845 d.C., nello stesso periodo in cui i Saraceni giunsero a Bari, distruggendola. Lo storico settecentesco padre Bonaventura da Lama ha congetturato la fondazione del villaggio ad opera di un nobile barese di origine bizantina, di nome Valenziano o Valentiniano, che si si sarebbe accasato al sicuro dai Saraceni nei pressi di una chiesa rurale (probabilmente la chiesa sulla quale venne, in seguito, edificata la chiesa di Santa Maria di San Luca).
Sempre padre Bonaventura da Lama ha ipotizzato che Valenzano, insieme a molti insediamenti circostanti, sia stata distrutta per mano saracena alla fine del X secolo e verso la metà dell'XI. Nella prima occasione l'abitato sarebbe stato incendiato e una parte degli abitanti fatta prigioniera e condotta in Sicilia in schiavitù.
Con l'avvento del feudalesimo, Valenzano (denominata Ballenzanum) acquisì le caratteristiche di un feudo di media importanza. Il paese era dotato di mura ed aveva una forma pressoché quadrata, dal lato di circa 180 m . Le porte erano tre, quali la porta di via Bari, la porta di Santa Croce e la porta di Levante. Entro le mura vi erano numerose costruzioni, quali le carceri e le residenze del feudatario e dell'arciprete.
L'ABBAZIA DI OGNISSANTI DI CUTI
L'Abbazia difatti era un antico Monastero, dista circa
Attualmente del Monastero non rimane quasi nulla, ad eccezione dei ruderi di cinta ed una piccola costruzione adiacente, che fino a qualche anno fa era possibile notare e quindi si poteva immaginare l'importanze e grandezza dell'edificio.
ORIGINE DELL'ABBAZIA
Fu l’abate Eustachio, benedettino, che nel XI secolo iniziò i lavori per la costruzione del suddetto Monastero.
Eustachio fu un ricco signore barese che decise di consumare tutti i suoi beni per la costruzione di un monastero, dove poter trascorrere il resto della sua vita dedito ad opere pie e alla preghiera.
Quale miglior posto dove ritirarsi dal mondo e vivere la propria religiosità in tranquilla e beata solitudine, se non la località allora denominata Cuti?
Il toponimo rurale “Cuti” è presente anche altrove, probabilmente deriva dal latino cos-cotis, pietra dura.
In questa contrada esisteva appunto un vecchio Pantheon, cioè un tempio dedicato a tutti gli Dei, che purificato dedicò poi a Tutti i Santi.
INFO per VISITE
Per ulteriori informazioni e visite rivolgersi al referente della Basicilica Pontificia di San Nicola, ovvero al Presidente dell'Associazione Custodi di Ognissanti di Cuti Sig. Pasquale SCAVO (320-423.49.90) .
IL CASTELLO BARONALE
Castello Baronale di Valenzano |
Il castello baronale di Valenzano, ricostruito nel 1870 in stile neo-romantico e neo-gotico, è situato nel centro storico di Valenzano.
Esso si sviluppa attorno ad un chiostro che introduce all’intern o, che conserva alcune strutture medievali.
Occupa un'area di ca. 1.400 mq., un sesto del primo nucleo del centro storico. Sorto intorno alla Torre di epoca normanna, fu notevolmente ampliato dai Furietti, che vi costruirono anche la Cappella e il bel loggione, in sobrio barocco, sostenuto da quattro colonne.
Da una descrizione del 1734 sappiamo che al pian terreno si trovavano i magazzini, la sellaria, la cucina, la neviera, una stalla capace di quattordici cavalli, i lavatoi, le carceri (ai piedi della Torre) e, sotto i magazzini, una cantina capace di quaranta botti (oggi adibita a Sala conferenze); al primo piano la Cappella, con un quadro della Madonna del Rosario di buona fattura, e un gran numero di sale e stanze, alcune delle quali con la volta a lamia affrescata (notevoli Le quattro parti del mondo e La storia del figliuol prodigo). Molti ambienti, ovviamente, hanno perso la loro funzione originaria. Il palazzo, restaurato di recente, appartiene alla famiglia Martucci, che vi risiede stabilmente.
Oggi il castello è sede di numerosi convegni allestiti nella sala grande e di molteplici manifestazioni musicali e culturali, soprattutto durante il periodo estivo, tenute da numerose associazioni anche esterne al paese. (Fonti: Wikipedia e Pugliaweb)
LA CHIESA DEL PADRETERNO
Chiesa del Padreterno a Valenzano |
Probabilmente fu la chiesa maggiore di Valenzano, prima che lo diventasse quella di San Rocco. Essa sorgeva sull’antica strada pubblica, che congiungeva la Porta di Bari con la Porta di Scirocco e lungo la quale si svolgevano le funzioni principali della vita del paese: quella politica in corrispondenza della piazza Vecchia, ove sorgeva l’originaria casa comunale, quella religiosa, appunto, in corrispondenza della piazza del Padre Eterno (Fonte: http://www.comune.valenzano.ba.it/)
Chiesa di Santa Maria di San Luca a Valenzano |
LA CHIESA DI SAN ROCCO
Chiesa Madre San Rocco a Valenzano |
Fu edificata tra l´anno 1586, data scolpita sull´architrave del portale della fiancata laterale, e l´anno 1595, data riportata dai cronisti. Pare che sia sorta nel luogo in cui prima era situata una cappella dedicata allo stesso santo. Assunse la dignità di chiesa parrocchiale, in luogo, probabilmente, della chiesa del Padre Eterno.
Nel 1606 fu rifatta la volta, che prima era a tettoia. Verso il 1773, l´intera chiesa fu restaurata e poi riconsacrata dall´arcivescovo Pignatelli.
San Rocco di Valenzano |
Tra il 1902 e il 1906 furono eseguiti dei restauri: furono costruiti il presbiterio, il campanile e l´altare maggiore; in effetti, più che di restauro si trattò di un vero e proprio rifacimento, giacché la chiesa in precedenza aveva tre navate con altari laterali, che scomparvero.
Altri lavori furono compiuti dal 1950 al 1955.
All´interno della chiesa, nella terza cappella di sinistra, è collocata, in una nicchia, la statua lignea di San Rocco, rivestita di lamine d´argento, risalente al Seicento.
Nella sacrestia si conserva, in un reliquiario argenteo a forma di braccio, un osso dell´avambraccio del santo.
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LA FIERA DI OGNISSANTI: 1° novembre
La Fiera di Ognissanti, una delle Fiere Nicolaiane istituite da Federico II, anticamente si svolgeva presso l’Abbazia Benedettina di Ognissanti di Cuti, la cui chiesa, oggi unica testimonianza, è il primo esempio di romanico pugliese, le cui soluzioni architettoniche ne fanno un modello unico nel panorama internazionale.
Gioacchino Murat con decreto reale del 3 giugno 1811 ne autorizzò il trasferimento all’interno di Valenzano. Una statistica del 1848 attesta la presenza di 100 bovini, 150 cavalli e altri animali da soma e 470 pecore; nel 1849 passano a 115 bovini, 200 cavalli e 500 pecore.
Attualmente si estende su un percorso cittadino di circa 4 km con la presenza di oltre 900 operatori commerciali in tutti i settori merceologici. (www.comune.valenzano.ba.it)
PROCESSIONE dei MISTERI durante i RITI della SETTIMANA SANTA
Le foto sono di Davide Abbinante |
Le tradizioni della Settimana santa in Puglia sono particolarmente sentite e la provincia barese offre un vasto panorama di tradizioni legate proprio ai riti della Passione.
La processione di Valenzano si caratterizza per il fatto che, con esclusione delle rappresentazioni di Gesù Morto e dell’Addolorata di proprietà ecclesiastica, tutti i restanti gruppi ( oggi più di quaranta ) o “ santi “ come sono chiamati appartengono a famiglie valenzanesi che li hanno realizzati per grazie ricevute o per consegne testamentarie o altre regioni.
Il rito ha inizio alle ore 8.00 del venerdì santo con la concentrazione di tutti i “ misteri “ e alle 10.00 prende avvio la processione. Il sacro corteo termina alle ore 15.00 con la predica sulla Passione, seguita nella Chiesa Matrice dalla Liturgia.
“La processione dei Misteri di Valenzano (Bari) è documentata fin dal 1671, all’epoca dell’Arcivescovo di Bari mons. Granafei. Essa nacque per iniziativa dei Frati Francescani con la partecipazione del Capitolo di San Rocco. Non sappiamo quanti Misteri fossero presenti all’inizio, ma possiamo presumere che vi erano almeno i tre fondamentali: il Crocifisso, il Cristo Morto, l’Addolorata, accompagnati da giovinetti vestiti da angeli. Nel secolo successivo la Processione di Penitenza si consolidò e già dal 1853 l’Arciprete ne curava l’organizzazione, avvalendosi di un sacerdote capitolare e di tre deputati, essa si svolgeva al mattino e comprendeva tutti i Misteri della Passione di Nostro Signore Gesù Cristo. In questo periodo, infatti, compaiono i primi Misteri di committenza privata, fatti costruire per devozione o per grazia ricevuta presso le più importanti botteghe leccesi di arte sacra di cartapesta. A partire dal 1888, inoltre, la Processione si arricchì della partecipazione della Confraternita dell’Addolorata, appena fondata. Il numero dei Misteri, che nel 1947 toccava le ventisei unità, oggi supera i quaranta e, tranne l’Addolorata ed il Cristo Morto, di proprietà ecclesiastica, essi appartengono a pie famiglie che ne curano direttamente la custodia, l’addobbo e i portatori, mantenendo viva ed in piena espansione una tradizione di oltre trecento anni.”
Assieme alla festa del Santo Patrono, San Rocco, e alla Fiera d’Ognissanti, questo evento è uno dei più sentiti dalla popolazione valenzanese e dagli abitanti delle città limitrofe. Giungono persino dalla vicina Bari per assistere alla Via Crucis.
Grandissima importanza è ovviamente riservata alla preparazione della processione e all’addobbo dei Misteri, statue realizzate da ottimi maestri cartapestai leccesi, che appartengono quasi esclusivamente a privati.
Dai primissimi giorni di Quaresima, i proprietari di ciascun “santo” (nome con cui, a Valenzano, ci si riferisce ad ogni Mistero) si affannano ad avvisare le “ragazze al pizzo”, ragazze e fanciulle che accompagnano le statue lateralmente, reggendo i cordoni dei panni della base e portando, nella mano libera, candele o fiori, a discrezione del proprietario del Mistero. Un tempo esclusivamente le vergini potevano accompagnare il Mistero.
L’abbigliamento rigorosamente nero è, quasi nella totalità dei casi, agghindato con un velo nero e guanti tassativamente scuri.
Ogni buon proprietario, inoltre, valuta se il proprio “santo” necessita di eventuali ritocchi o restauri. E mentre la Settimana Santa si avvicina, lucida le basi, le mazze e i bastoni sui quali appoggiare la statua; e, naturalmente, fa un piccolo inventario per le candele.
L’usanza vuole che quando dei portatori iniziano a portare un santo non cambino mai più Mistero. È infatti pregio ed orgoglio di ogni proprietario avere dalla sua parte una squadra ben organizzata e completa di portatori. Un tempo difficilmente i veterani lasciavano spazio ai giovani; per fortuna i tempi sono cambiati ed ora, infatti, c’è un cospicuo numero di portatori di giovane età. Proprio gli stessi giovani di cui ci si lamenta, ascoltando le tragiche notizie dei telegiornali. Chi lo avrebbe mai detto?.
L’abbigliamento dei portatori è uguale per tutti grosso modo. Eccezion fatta per l’Ultima cena - dove il vestito è grigio - e per “Giuseppe d’Arimatea chiede il Corpo di Gesù a Pilato”, dove i portatori usano magliette nere sotto la giacca, per comodità (il Mistero pesa all’incirca 800 chili ed è effettivamente ingestibile) – solitamente i portatori indossano un vestito nero con camicia bianca e cravatta nera (o papillon per alcuni).
Altra componente non meno importante e folcloristica è quella dei bambini.
I proprietari di Misteri che riguardano particolarmente la salita al Calvario, se conoscono bambini maschi in giovanissima età tra parenti e amici, solitamente ne scelgono uno, per poi rivestirlo con una tunica rossa, spesso cinta da un cordone bianco, gli pongono sul capo una corona di spine e dipingono il volto di rosso vivo. Al ragazzino poi viene addossata una croce, che porterà per tutto il tragitto della processione, davanti al gruppo dei suoi parenti.
Se invece il Mistero non riguarda essenzialmente la salita al Calvario, i bambini vengono vestiti da angeli o santi.
Caso particolarissimo è quello della bambina che precede l’Unzione e Sindone, dove la giovinetta vestita di candido bianco e con un diadema bianco, stringe tra le braccia una croce adornata da rose bianche. Per tutta la processione guarderà quella croce con aria triste per la morte di Gesù Cristo.
Altre due bimbe devono essere menzionate: quella che precede la Veronica che mostra l’Icona, che ritrae con una perfezione agghiacciante il Mistero (con tanto di fazzoletto con il Volto Santo); e la bambina che precede l’Addolorata, vestita a lutto.
Mentre il Venerdì Santo si avvicina, è sempre più sentita la processione dei Misteri.
Il Venerdì precedente a quello della Settimana Santa la classica Via Crucis di Quaresima avviene per le strade della cittadina.
Fonte: Opuscolo informativo del 2007 fornito dal Comitato Feste Patronali San Rocco in occasione della Processione dei Misteri.
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